mercoledì 10 ottobre 2007

Il peso dell'ex

Se non abbiamo dodici anni e nemmeno il nostro compagno/a li ha, alle nostre spalle c'è sempre profumo di ex. Il che è anche una fortuna, se non altro per non entrare a far parte della categoria dei disadattati senza nemmeno dover presentare il modulo di iscrizione.

Ma gli ex che tutti ci portiamo appresso, chi più numerosi chi meno, quanto pesano nel nostro presente rapporto di coppia? Lo inquinano oppure lo rendono migliore?

La nostra nuova conquista inevitabilmente odierà (e se non di odio, si parla almeno di un malcelato fastidio) l'ex compagna, e lo farà in modo inversamente proporzionale al tempo trascorso dalla fine della storia con la donna precedente: meno tempo è trascorso = più la odio. Senza pensare che invece dovrebbe ringraziarla per aver lasciato libero l'oggetto del desiderio.

Sono tuttavia comprensibili, con diverse gradazioni e senza ordine di importanza: il pensiero di un inevitabile paragone tra il vecchio e il nuovo, il timore di essere una toppa per coprire maldestramente un buco interiore, il non essere altro che "rebound sex", l'angoscia che il ritorno di fiamma sia lì pronto dietro l'angolo.

Anche se ci sentiamo tutti un po' cavalieri pronti a salvare la principessa dall'orco cattivo, o in alternativa, dei Jim Morrison de noantri pronti ad espugnare la nostra piccola ribelle dal rag. Fantozzi di turno, parlare male dell'ex non è esattamente cosa di buon gusto. Per due valide ragioni: prima di tutto, se si dà un valore alle cose solo nominandole, figuriamoci parlandone e sparlandone; in seconda battuta, se la nostra idea è quella di accompagnarci a qualcuno munito di lume della ragione, magari la testa ce l'aveva già in dotazione prima del nostro incontro.

Certo è che se il diretto interessato ne parla male, possiamo sentirci autorizzati a farlo anche noi, ma in piccole dosi e possibilmente lontano dai pasti. L'autorizzazione allo sproloquio è valida anche per quegli ex che, imperturbabili a qualunque variazione sentimentale, continuano ad essere presenti sempre e comunque.

Sulla bilancia emotiva il peso dell'ex si individua anche con un'altra unità di misura: quanta parte di chi ci sta a fianco è il retaggio di un amore precedente? E' forse questo che ci fa gridare in silenzio, dentro a noi, il fastidio amplificato per l'ex della persona che desideriamo sia solo nostra?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come dicevano in qualche telefilm (sicuro era una sitcom...)
-"Chi soffre di più? chi lascia o chi viene lasciato?"
"...chi viene dopo."
Proprio ieri ho detto al mio moroso:
-"ti ricordi quando siamo venti qui a vedere lo spettacolo...?"
e lui:
-"non ero io................."
Càpita, no?

Anonimo ha detto...

se l'ex si può definire tale...un motivo ci sarà? evidentemente chi ci sta attualmente la fianco ha scelto noi e non lei/lui. tuttavia il problema non è tanto il tempo trascorso dalla loro separazione, quanto il motivo che li ha portati a fare quella scelta. e ancor di più...chi ha deciso? ma capita anche, e aggiungerei per fortuna, che la presunta vittima di una separazione, una volta cicatrizzate le ferite, risulti l'unica vincitrice. chi viene lasciato si presume subisca una scelta non sua. è costretto a tirar fuori risorse che nemmeno sapeva di avere per rimanere a galla. chi gli starà al fianco avrà una persona nuova, cresciuta e più forte...immune dal fascino del precedente compagno/a ormai archiviato...purtroppo però non sempre le precedenti ferite si cicatrizzano.

Sandro M. Piazzi ha detto...

E se il peso dell'ex schiaccia maggiormente chi ha lasciato piuttosto che la vittima?

Anonimo ha detto...

appunto quello che intendevo, ma in questo caso mi chiedo ...se chi ha lasciato si stia domandando:"si stava meglio quandi si stava peggio?" oppure è terribilmente affascinato dall'ex che, superato il trauma iniziale, si è trasformato in cigno e adesso si mangia le mani perchè qualcun altro forse se ne accorto?