lunedì 30 aprile 2007
Festival della Danza
Sabato e domenica ho presentato il mio abituale Festival Internazionale della Danza. La ventunesima edizione. Non ricordo esattamente quante ne ho fatte ma diciamo che sono cresciuto con lui.
Ogni versione ha i suoi alti e bassi ma certe cose sono sempre uguali. E' bello vedere che certe cose non cambiano nel tempo, danno un senso di tradizione al tutto.
Le coreografe rubano sempre sul tempo: se dicono che il loro pezzo dura 3 minuti probabilmente è 45 secondi più lungo.
Conseguentemente lo spettacolo sfora spesso oltre le 3 ore.
Vengono consumati centinaia di litri d'acqua: ogni ballerina si porta sempre appresso una "bottiglietta" di almeno 1 litro e mezzo.
In teatro fa sempre caldissimo. Poi accendono i fari.
I tecnici del suono sembrano essere tutti componenti di una qualche band Heavy Metal e alla minima richiesta ti aspetti uno sputo nell'occhio preferito. In realtà sono gentilissimi. Nonostante le coreografe.
Come sempre ci sono anche ballerine belle. Il problema è la loro età: nel guardarle troppo mi sento un maniaco. Almeno fino all'anno prossimo quando saranno maggiorenni.
E' un luogo comune ma è vero: l'80% dei ballerini è gay (e sono ottimista). Questa è una fortuna per il restante 20%. Se rinasco voglio far parte di questa minoranza.
Se qualcuno facente parte della maggioranza effeminata mi guarda per più di 2 secondi consecutivi, non so come comportarmi.
La differenza tra un Saggio di una Scuola di Danza e il Festival delle Scuole di Danza è che nel secondo caso tra il pubblico non ci sono i nonni. Vuoi per la quasi maggiore età delle partecipanti vuoi per l'assenza dei suddetti dal pianeta terra.
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